domenica 20 novembre 2011
....tutti insieme...
Non accade solo in Italia. Eppure anche nel nostro Paese la corruzione
pervade ogni angolo delle istituzioni politiche, i giovani faticano a
raggiungere l’indipendenza economica necessaria ad una vita autonoma.
Da noi, più che altrove, i giovani sono outsider tenuti fuori dal mondo
del lavoro, dalla politica, dai processi decisionali. Ma non sono
indignados di cui si parla in Europa e nel mondo. Non lo sono abbastanza.
Perché? Il motivo risiede nella logica con la quale hanno insegnato
loro a ragionare: quella per cui l’IO è più importante del “NOI”.Per
cui prima di schierarsi, associarsi, lottare per qualsiasi ideale,
occorre scegliere da che parte stare. Una scelta che deve essere fatta
in base alla convenienza personale. E non potrà aversi, fin quando
esiste questa logica, una Primavera Italiana, una rivoluzione culturale
prima e socio-politica poi.
Sarebbe necessario prima superare quell’individualismo che ha impedito
finora ai giovani italiani di associarsi in nome di ideali più alti
rispetto ai propri interessi imminenti o futuri. Occorrerebbe sentire
un senso di sdegno e rifiutarsi di credere che tutto questo in fondo
è ciò che ci meritiamo, che le cose non possano migliorare con un
sforzo comune. Insomma gli outsider italiani dovrebbero essere meno
rassegnati e più indignati.Il che non vuol dire abbandonarsi ad azioni
violente, ma dimostrarsi disposti a battersi per le proprie idee di
Paese e per i propri diritti.
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