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lunedì 7 ottobre 2019

Ci vuole una sommossa popolare.

In altri posti del Mondo è iniziata la rivolta del Pane, speriamo che qui scoppi la Rivoluzione dell’Acqua. Acquaenna è un carrozzone creato ad arte da quell’intreccio fra malaffare e politica, con lo scopo di conquistare un pezzo importante del patrimonio pubblico ed allo stesso tempo avere, attraverso questa società di comodo, la possibilità di gestire appalti e lavori pubblici senza gli “impedimenti” della Legalità e Trasparenza, nonché approfittare dell’ulteriore occasione per sistemare parenti e amici senza tanti intoppi. Questa azienda, insomma, gode del sostegno della parte peggiore di questo sistema politico affarista clientelare.Tagliano l’acqua ai cittadini morosi.
La decisione di staccare l'acqua senza avvertire sindaco e questore ha provocato l'ira dei cittadini.
È evidente che un’azione del genere mette a rischio la salute dell’utente e dei suoi familiari.

E’ giunta l'ora in cui Acquaenna se ne vada a casa. La misura è colma. Ma si può tagliare l’elemento fondamentale della vita delle persone? Il distacco per morosità dopo due bollette non pagate sono metodi che continuano anche oggi a usare. Questo è un metodo violento dal punto di vista psicologico, il peggiore che si può utilizzare su una persona. Gli sponsor delle privatizzazioni dicono che in realtà l'acqua non è mai stata privatizzata: ma quando tu mi chiudi il contatore mi togli il servizio oppure non arriva più l'acqua? Togliere l’acqua ai cittadini è un fatto di una gravità inaudita. Nei paesi civili si attua la diminuzione del flusso, qui da noi si taglia in modo netto il contatore lasciando il cittadino a secco completamente. Ci sono vecchietti, diversamente abili, coppie in stato di povertà, bambini? Non si tiene conto assolutamente di chi viene privato del bene fondamentale per la sopravvivenza. Diritto sancito fra quelli inviolabili poiché il diritto della salute è riconosciuto e eletto dalla nostra Costituzione. Non siamo disposti a sopportare questo genere di prevaricazioni, questo è un abuso. Piuttosto come mai questi dirigenti così solerti non hanno messo mano al portafoglio rimborsando il canone di depurazione? Eppure il principio proclamato della Corte Costituzionale è elementare: se nel Comune di residenza non sono attivi i depuratori o gli impianti non sono funzionanti, la quota della bolletta destinata al canone di depurazione non deve essere pagata dai cittadini. Non è giusto che un pensionato debba pagare servizi che in realtà esulano dal consumo reale, mi riferisco ad esempio alla captazione o alla stessa depurazione.
Questi sono costi che andrebbero ripartiti fra la Regione, le Provincie e i comuni, e non certamente gravare sulle spalle del contribuente. Non è un invito a non pagare, in realtà ciò che fa incazzare è il metodo scelto da Acquaenna che avrebbe dovuto molto più correttamente iniziare un’azione di recupero del credito attraverso le normali azioni garantite dal legislatore, e non farsi giustizia da sé privando gli utenti di un servizio fondamentale per il rispetto delle normali regole di igiene e al diritto alla salute.

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